Month: giugno 2008

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C’è differenza tra l’amore e il pianto.
I am the passanger.
How long before I begin.
Fai finta che è normale.
Amo il mare di notte.
How long before you decide.
C’è differenza tra l’amore e il pianto?
Say goodbye on a night like this.
 
 
 
 
 

Pedro Salinas

Entre tu verdad más honda
y yo
me pones siempre tus besos.
La presiento, cerca ya,
la deseo, no la alcanzo;
cuando estoy más cerca de ella
me cierras el paso tú,
te me ofreces en los labios.
Y ya no voy más allá.
Triunfas. Olvido, besando,
tu secreto encastillado.
Y me truecas el afán
de seguir más hacia ti,
en deseo
de que no me dejes ir
y me beses.

Ten cuidado.

Te vas a vender, así.
Porque un día el beso tuyo,
de tan lejos, de tan hondo
te va a nacer,
que lo que estás escondiendo
detrás de él
te salte todo a los labios.
Y lo que tú me negabas
—alma delgada y esquiva—
se me entregue, me lo des
sin querer
donde querías negármelo.

Pedro Salinas

A te si arriva solo attraverso te.
Ti aspetto.
Io sì che so dove mi trovo,
la mia città, la via, il nome
con cui tutto mi chiamano.
Però non so dove sono stato con te.
Là mi hai portato tu.
Come avrei imparato la strada
se non guardavo nient’altro che te,
se la strada era dove tu andavi,
e la fine fu quando ti sei fermata?
Che altro poteva esserci
più di te che ti offrivi, guardandomi?
Però adesso che esilio,
che mancanza,
e lo stare dove si sta.
Aspetto, passano i treni,
i destini, gli sguardi.
Mi porterebbero dove non sono stato mai.
Ma io non cerco nuovi cieli.
Io voglio stare dove sono stato.
Con te, ritornarci.
Che intensa novità,
ritornare un’altra volta,
ripetere mai uguale
quello stupore infinito.
E fino a quando non verrai tu
io resterò sulla sponda
dei voli, dei sogni,
delle stelle, immobile.
Perché so che dove sono stato
non portano né ali, né ruote, né vele.
Esse vagano smarrite.
Perché so che dove sono stato con te
si va solo con te, attraverso te.

io, Carlo – Danziamo

Vorrei sapere
che cosa fai stasera,
vorrei sapere
dove punta la tua vela,
vorrei sapere qual è
la direzione del tuo cuore,
e quali sono le parole
che vuoi sentirti dire,

io non credo si possa,
capire,
che il senso di quest’attrazione
e allora che dire che fare,
meglio danzare, vai
danziamo danziamo,
indossiamo sorrisi smaglianti
ed abiti ricchi e sgargianti
e danziamo
,
ripetiamo il rituale più antico del mondo ed in tondo
danziamo danziamo
continuando a mostrarci per ciò che non siamo
e che non saremo mai
,
che non saremo mai,
che non saremo mai

vorrei saperti
sola e stanca,
vorrei saperti
triste ed affranta
e bisognosa di me,
di mille piccole attenzioni
di innumerevoli effusioni,
ma tu, sorniona ridi

io non credo si possa,
capire,
che il senso di quest’attrazione
e allora che dire che fare,
meglio danzare, vai
danziamo danziamo,
indossiamo sorrisi smaglianti
ed abiti ricchi e sgargianti
e danziamo,
ripetiamo il rituale più antico del mondo ed in tondo
danziamo danziamo
continuando a mostrarci per ciò che non siamo
e che non saremo mai,
che non saremo mai,
che non saremo mai

LXXVII – Ausias Marc

[…]
 
No me quejo de Amor, aunque de él muero;
el bien y el mal contemplo indiferente.
 
[…]
 
A muchos veo sin amar amados,
y el que miente creìdo en todas partes,
y por Amor me encuentro tan rendido,
que ni puedo decir cuànto es mi amor.
 
Amor, amor, un hàbito he cortado
de vuestro pano por vestirme el alma:
lo he notado al ponerlo muy holgado,
pero al llevarlo puesto muy etrecho.

Il testamento di Tito – Fabrizio de Andrè

Non avrai altro Dio, all’infuori di me,
spesso mi ha fatto pensare:
genti diverse, venute dall’est
dicevan che in fondo era uguale.
Credevano a un altro diverso da te,
e non mi hanno fatto del male.
Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno fatto del male.

Non nominare il nome di Dio,
non nominarlo invano.
Con un coltello piantato nel fianco
gridai la mia pena e il suo nome:
ma forse era stanco, forse troppo occupato
e non ascoltò il mio dolore.
Ma forse era stanco, forse troppo lontano
davvero, lo nominai invano.

Onora il padre. Onora la madre
e onora anche il loro bastone,
bacia la mano che ruppe il tuo naso
perché le chiedevi un boccone:
quando a mio padre si fermò il cuore
non ho provato dolore.
Quando a mio padre si fermò il cuore
non ho provato dolore.

Ricorda di santificare le feste.
Facile per noi ladroni
entrare nei templi che rigurgitan salmi
di schiavi e dei loro padroni
senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.
Senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.

Il quinto dice "non devi rubare"
e forse io l’ho rispettato
vuotando in silenzio, le tasche già gonfie
di quelli che avevan rubato.
Ma io, senza legge, rubai in nome mio,
quegli altri, nel nome di Dio.
Ma io, senza legge, rubai in nome mio,
quegli altri, nel nome di Dio.

Non commettere atti che non siano puri
cioè non disperdere il seme.
Feconda una donna ogni volta che l’ami, così sarai uomo di fede:
poi la voglia svanisce ed il figlio rimane
e tanti ne uccide la fame.
Io, forse, ho confuso il piacere e l’amore,
ma non ho creato dolore.

Il settimo dice "non ammazzare"
se del cielo vuoi essere degno.
guardatela oggi, questa legge di Dio,
tre volte inchiodata nel legno.
guardate la fine di quel nazareno,
e un ladro non muore di meno.
Guardate la fine di quel nazareno,
e un ladro non muore di meno.

Non dire falsa testimonianza
e aiutali a uccidere un uomo.
Lo sanno a memoria il diritto divino
e scordano sempre il perdono.
Ho spergiurato su Dio e sul mio onore
e no, non ne provo dolore.
Ho spergiurato su Dio e sul mio onore
e no, non ne provo dolore.

Non desiderare la roba degli altri,
non desiderarne la sposa.
Ditelo a quelli, chiedetelo ai pochi
che hanno una donna e qualcosa:
nei letti degli altri, già caldi d’amore
non ho provato dolore.
L’invidia di ieri non è già finita:
stasera vi invidio la vita.

Ma adesso che viene la sera ed il buio
mi toglie il dolore dagli occhi
e scivola il sole al di là delle dune
a violentare altre notti:
io nel vedere quest’uomo che muore,
madre, io provo dolore.
Nella pietà che non cede al rancore,
madre, ho imparato l’amore.