Month: marzo 2010

Io non recito, reagisco.

Le situazioni sono precipitazioni atmosferiche, precipitano da un’atmosfera tesa come il tiro alla fune. I nodi si sciolgono e piove corda con cui impiccarsi. Il segreto è nell’impiccarsi a una margherita, che t’ami o non t’ami sei già praticamente sdraiato e l’osso del collo è sano e salvo, salvo complicazioni.
Andrea G. Pinketts

MI sento soffocare come un perizoma di strass tra le chiappe di un ippopotamo.

Che attendibilità si può dare alle parole di un uomo stipato in un armadio? Se poi quest’uomo è un nano, vi sembrerà sempre una mezza verità. Eppure, mezza verità è quanto di meglio ci possa essere. Non sei costretto ad accettarla come se fosse intera, e quel cinquanta per cento di libero arbitrio che ti rimane, puoi spenderlo come moneta corrente con le tue opinioni.


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Due parole. Giusto per uscire da un casino e infilarsi in un altro. Due parole, tipo "Ti amo", dette controvoglia alla persona sbagliata o alla persona giusta che in quel momento non ne ha voglia. Due parole che possono pesare come due macigni rotti di cui ci si dimentica l’inevitabilità dei conseguenti sassolini. Due parole, le giuste due. Quelle che chiudono un discorso che non avrebbe meritato di essere stato aperto. Due parole per prendere le distanze dalle circostanze. Due parole per uscire da un tamponamento a catena, appiedato, e guarda un po’, solo sulle tue gambe. Il problema è che quelle due parole non escono mai al momento giusto. Ti tempestano i rimorsi e i rimpianti perché non sono state tempestive. Si ricomincia, signori, con poca sintesi e molta enfasi quando le due parole si moltiplicano. A questo punto, giustappunto, è meglio andare a capo. A capo di una situazione imbizzarrita ma non imbrigliabile. A capo e sul dorso di una vita che si rivela un cavallo di razza tanto più è incrociata. Un cavallo a un crocevia. Questa è la soluzione. Un cavallo piazzato improvvisamente spiazzato da tutte quelle croci che se ne vanno via. Due parole: "Vado via". Mi correggo: "Forse torno".

Andrea G. Pinketts

Chi muore si rivede

Ci sono fasi in una storia d’amore, diciamo così, in cui ti fa piacere essere svegliato alle cinque del mattino anche se sei andato a letto alle quattro. È l’effetto "canto degli uccellini", quello che fa sì che a un – Ciao, amore, ti disturbo? – tu risponda – Figurati, tu non mi disturbi mai, stavo proprio sognando di te-.
È una fase breve ma intensa a cui subentra quella in cui al – Ciao, amore, ti disturbo? – segue un sarcastico – Macché. Stavo sturando il water mentre ascoltavo i canti gregoriani-.
 
Andrea G. Pinketts – Nonostante Clizia

Il libro dell’Inquietudine – F Pessoa – a кро́лик like the others

Quest’inutilità laboriosa di giorni tutti uguali.

[…]
Se osservo me stesso l’unica cosa che posso sperare è che questo giorno abbia una fine, come tutti i giorni.

[…]
La luce mi anima ma non mi migliora, perché uscirò da qui come sono arrivato qui: più vecchio di ore, più allegro di una sensazione, più triste di un pensiero. In ciò che nasce possiamo sentire ciò che in esso nasce o pensare ciò che in esso dovrà morire.
[…]
Alla fine di questa giornata rimane ciò che è rimasto di ieri e ciò che rimarrà di domani; l’ansia insaziabile e molteplice dell’essere sempre la stessa persona e un’altra.
[…]
Mi reco al letto della vita privo di sonno, di compagnia e di tranquillità, nel flusso e riflusso della mia consapevolezza confusa come due maree che si mescolano nella notte buia, al limite dei destini della nostalgia e della desolazione.
[…]
E così, facendo quello che non voglio fare e sognando quello che non posso avere, trascino la mia vita, assurda, come un orologio civico fermo.
[…]
…imbarcazioni che passano nella notte e non si salutano e non si conoscono…
[…]
Il mio desiderio è fuggire. Fuggire da ciò che conosco, fuggire da ciò che è mio, fuggire da ciò che amo. Desidero partire: non verso le Indie impossibili o verso le grandi isole a Sud di tutto, ma verso un luogo qualsiasi, villaggio o eremo, che possegga la virtù di non essere questo luogo. Non voglio più vedere questi volti, queste abitudini e questi giorni.

oceano mare

Sai cos’è bello qui? Guarda: noi camminiamo, lasciamo tutte quelle orme sulla sabbia, e loro restano lì, precise, ordinate. Ma domani ti alzerai, guarderai questa grande spiaggia e non ci sarà più nulla, un’orma, un segno qualsiasi, niente. Il mare cancella, di notte. La marea nasconde. E’ come se non fosse mai passato nessuno. E’ come se noi non fossimo mai esistiti. Se c’è un luogo al mondo in cui puoi pensare di essere nulla, è qui. Non è più terra, non è ancora mare. Non è vita falsa, non è vita vera. E’ tempo. Tempo che passa. E basta.

SEI OTTAVI – RINO GAETANO

Mentre la notte scendeva stellata stellata
lei affusolata nel buio sognava incantata
e chi mi prende la mano stanotte mio Dio
forse un ragazzo il mio uomo o forse io
lontana la quiete e montagne imbiancate di neve
e il vento che soffia che fischia più forte più greve
e che mi sfiora le labbra chi mi consola
forse un bambino gia grande o io da sola
passava la notte passavano in fretta le ore
la camera fredda gia si scaldava d’amore
chi troverà i miei seni avrà in premio il mio cuore
chi incontrerà i miei semi avrà tutto il mio amore
la luce discreta spiava e le ombre inventava
mentre sul mare una luna dipinta danzava
chi coglierà il mio fiore bagnato di brina
un principe azzurro o forse io adulta io bambina
mentre la notte scendeva stellata stellata
lei affusolata nel buio dormiva incantata
chi mi dirà buonanotte stanotte mio Dio
la notte le stelle la luna o forse io

 

Citazione

YouTube – SEI OTTAVI – RINO GAETANO