Month: ottobre 2010

Spero che un giorno smetterai di fare confusione tra il dolore ed il piacere la paura e il bisogno di ferire

Se la lontananza è come il vento
nel tepore apatico di questa passione
non sorprenderanno più fiamme inattese
sotto la cenere alcun sogno combustibile

Nel punto più alto di questo monte inquieto
il blu festoso dell’oceano strappa alle mie labbra un sorriso

Spero che un giorno smetterai di fare confusione
tra il dolore ed il piacere
la paura ed il bisogno di ferire
Son certa che un giorno chiameremo tutto questo
col nome giusto e ritrovata serenità

Se la lontananza è come il vento
su trame morbide di vele spiegate
soffierà in direzione contraria a ogni dove
oltre ogni logica di navigazione

Nel punto più alto di questo monte inquieto
ll blu festoso dell’oceano strappa alle mie labbra un segreto

Spero che un giorno smetterai di fare confusione
tra il dolore ed il piacere
la paura e il bisogno di ferire
Son certa che un giorno chiameremo tutto questo
col nome giusto

Spero che un giorno smetterai di fare confusione
tra il dolore ed il piacere
la paura e il bisogno di ferire
Son certa che un giorno chiameremo tutto questo
col nome giusto e ritrovata serenità

una parentesi di una mezz’ora

E mi sono veramente stancata di voi comuni mortali che avete una fottuta paura del prossimo.
State sempre lì a menarvela con il vostro passato, con quanto avete sofferto e quanto non vi possiate lasciate anadare.
Ma la volete dare una possibilità alla vita? Datele una mano a rendervi felici.
Basta con questi “Io no”, “Io non posso”…ma che cosa ne sapete?? Ci avete provato? No, avete solo messo paletti e poi vi aspettate che il tempo li aggiri. Siete dei conigli che si sentono più nobili degli altri. Siamo tutti conigli ma alcuni, seppure vigliacchi, non si lasciano comandare dalle situazioni in cui si sono ficcati. State male? Tutti stiamo male.
Impariamo a darci reciprocamente la possibilità di farci sorridere.
E, perdio, basta con le menate.

Sogno, ma a te non miro – La libertà – Metastasio

[…]

sento da’ lacci suoi,
sento che l’alma è sciolta;
non sogno questa volta,
non sogno libertà.

[…]

Non cangio più colore
quando il tuo nome ascolto;
quando ti miro in volto
più non mi batte il cor.

Sogno, ma te non miro
sempre ne’ sogni miei;
mi desto, e tu non sei
il primo mio pensier.

Lungi da te m’aggiro
senza bramarti mai;
son teco, e non mi fai
né pena, né piacer.

[…]

Confuso più non sono
quando mi vieni appresso;
col mio rivale istesso
posso di te parlar.

Volgimi il guardo altero,
parlami in volto umano;
il tuo disprezzo è vano,
è vano il tuo favor;

che più l’usato impero
quei labbri in me non hanno;
quegli occhi più non sanno
la via di questo cor.

Quel, che or m’alletta, o spiace.
se lieto o mesto or sono,
già non è più tuo dono,
già colpa tua non è:

che senza te mi piace
la selva, il colle, il prato;
ogni soggiorno ingrato
m’annoia ancor con te.

Odi, s’io son sincero;
ancor mi sembri bella,
ma non mi sembri quella,
che paragon non ha.

E (non t’offenda il vero)
nel tuo leggiadro aspetto
or vedo alcun difetto,
che mi parea beltà.

Quando lo stral spezzai,
(confesso il mio rossore)
spezzar m’intesi il core,
mi parve di morir.

Ma per uscir di guai,
per non vedersi oppresso,
per racquistar se stesso
tutto si può soffrir.

[…]

So che non credi estinto
in me l’incendio antico,
perché sì spesso il dico,
perché tacer non so:

quel naturale istinto,
Nice, a parlar mi sprona,
per cui ciascun ragiona
de’ rischi che passò.

[…]

Parlo, ma sol parlando
me soddisfar procuro;
parlo, ma nulla io curo
che tu mi presti fé

parlo, ma non dimando
se approvi i detti miei,
né se tranquilla sei
nel ragionar di me.

Io lascio un’incostante;
tu perdi un cor sincero;
non so di noi primiero
chi s’abbia a consolar.

So che un sì fido amante
non troverà più Nice;
che un’altra ingannatrice
è facile a trovar.

Georges Brassens – Les Passantes /// Fabrizio De Andrè – Le Passanti

Je veux dédier ce poème
A toutes les femmes qu’on aime
Pendant quelques instants secrets
A celles qu’on connait à peine
Qu’un destin différent entraîne
Et qu’on ne retrouve jamais
A celle qu’on voit apparaître
Une seconde à sa fenêtre
Et qui, preste, s’évanouit
Mais dont la svelte silhouette
Est si gracieuse et fluette
Qu’on en demeure épanoui
A la compagne de voyage
Dont les yeux, charmant paysage
Font paraître court le chemin
Qu’on est seul, peut-être, à comprendre
Et qu’on laisse pourtant descendre
Sans avoir effleuré sa main
A la fine et souple valseuse
Qui vous sembla triste et nerveuse
Par une nuit de carnaval
Qui voulu rester inconnue
Et qui n’est jamais revenue
Tournoyer dans un autre bal
A celles qui sont déjà prises
Et qui, vivant des heures grises
Près d’un être trop différent
Vous ont, inutile folie,
Laissé voir la mélancolie
D’un avenir désespérant
Chères images aperçues
Espérances d’un jour déçues
Vous serez dans l’oubli demain
Pour peu que le bonheur survienne
Il est rare qu’on se souvienne
Des épisodes du chemin
Mais si l’on a manqué sa vie
On songe avec un peu d’envie
A tous ces bonheurs entrevus
Aux baisers qu’on n’osa pas prendre
Aux cœurs qui doivent vous attendre
Aux yeux qu’on n’a jamais revus
Alors, aux soirs de lassitude
Tout en peuplant sa solitude
Des fantômes du souvenir
On pleure les lêvres absentes
De toutes ces belles passantes
Que l’on n’a pas su retenir


Io dedico questa canzone
ad ogni donna pensata come amore
in un attimo di libertà
A quella conosciuta appena
non c’era tempo
e valeva la pena
di perderci un secolo in più
A quella quasi da immaginare
tanto di fretta l’hai vista passare
dal balcone a un segreto più in la
E ti piace ricordarne il sorriso
che non ti ha fatto
e che tu le hai deciso
in un vuoto di felicità
Alla compagna di viaggio
i suoi occhi il più bel paesaggio
fan sembrare più corto il cammino
E magari sei l’unico a capirla
e la fai scendere
senza seguirla
senza averle sfiorato la mano
A quelle che sono già prese
e che vivendo delle ore deluse
con un uomo ormai troppo cambiato
ti hanno lasciato inutile pazzia
vedere il fondo
della malinconia
di un avvenire disperato
Immagini care per qualche istante
sarete presto una folla distante
scavalcate da un ricordo più vicino
Per poco che la felicità ritorni
è molto raro
che ci si ricordi
degli episodi del cammino
Ma se la vita smette di aiutarti
è più difficile dimenticarsi
di quelle felicità intraviste
Dei baci che non si è osato dare
delle occasioni
lasciate ad aspettare
degli occhi mai più rivisti
Allora nei momenti di solitudine
quando il rimpianto diventa abitudine
una maniera di viversi insieme
Si piangono le labbra assenti
di tutte le belle passanti
che non siamo riusciti a trattenere